«Il libro ha destato qui ammirazione, si cerca con avidità, e si pagano volentieri li sei zecchini per averlo. L’augustissimo nostro Monarca se n’è compiaciuto oltre modo. Si è degnata la M. S.… di ordinare che si palesi effettivamente questo suo compiacimento al Signor Bodoni… Sua Maestà ha voluto che il regalo sia fatto non come ad artefice, ma come a uom di lettere.» Così un autorevole teologo bibliotecario riferì da Torino come il primo dei suoi capolavori – l’in-folio Epithalamia del 1775 – valse a Giambattista Bodoni il riconoscimento di letterato. L’ancora giovane piemontese, ormai celebrato creatore della Reale Stamperia del Ducato di Parma, l’aveva dedicato alla Casa di Savoia per le nozze del principe ereditario. Il re lodò in lui lo stampatore o “uom di lettere” più del geniale “artefice” di alfabeti e di caratteri tipografici. Quanto al regalo, esso consistette «in una scatola d’oro, con entro sestuplicate tutte le monete d’oro di questa Reale Zecca, e con non so quali medaglie». Oggi, le grandi lettere in acciaio che Alberto Allegri discende dal cielo di Bodoni, e solleva tra gli environments della post-avanguardia, sono oggetti puri di uno scultore puro, anche se proteiformi per i nostri sensi. […] Ora uno scultore dei pressi di Parma va costruendo le sue sculture metalliche a immagine delle lettere di Giambattista Bodoni (1740-1813). Le modella in officina con macchinari alfanumerici dal laser tagliente, compitando vocali e consonanti. La sua proposta è semplice: creare un alfabeto ambientale. Artista di vero talento progettuale, versato nel disegno, sempre incline a smaterializzare il linguaggio plastico, togliendo dimensione e peso alla scultura a favore di un’immaginazione mercuriale degli spazi, lo scultore emiliano Allegri ha cominciato da due anni (inizio ’98) a trasporre a misura della figura umana – in una sorta di alfabeto abitabile – uno corpus grafico fra i più celebri al mondo: il ciclo, appunto, delle “lettere bodoniane”. Per la prima esposizione a Parma, ha progettato la costruzione in acciaio inox delle otto o nove lettere che comporranno la copertina pubblica dell’intera opera: A GB BODONI; i cui caratteri sono improntati, ovviamente, al classico Manuale Tipografico di questi, al suo moderno bodoni “dall’occhio rotondo e marcato”. Situata tra gli alberi di un giardino, l’elegante corsivo della scultura A inscenava un angolo d’Arcadia; l’insieme simulato di D, G, I, mi ha ricordato quei “mobili nella valle” dipinti da De Chirico nel ’27 e ripresi prima della Pop art. Tali sculture vivono in situ, mobilitano la nostra percezione secondo il luogo in cui sono poste e il fraseggio che il “copione” progettuale ha loro assegnato; prive di senso, che non sia quello più letterale, cambiano di significato col mutare della articolazione interna dei segni, dell’installazione che ne regola i rapporti spaziali. Li possiamo considerare come degli oggetti “attanti” che agiscono senza recitare. […] Attivo fra gli eredi più duttili del modernismo della scultura in ferro, la cui “tradizione del nuovo” risale agli anni Trenta e tuttora continua a recepire materiali poveri o artificiali (il piombo, le plastiche), Allegri si pone fra coloro che ne hanno rinnovato il corso e le finalità in direzione di un più ampio coinvolgimento dello spazio e delle relazioni ambientali, mediante “segni” minimali, o “volute” bidimensionali, sempre volti a rilevare, dunque “scolpire”, le forme e le luci incidenti in rapporto all’architettura circostante. Per restituire alla scultura e, per suo tramite, allo spazio dell’intervento, il senso di luogo radicato, Allegri ha innervato elastici nastri metallici, o composizioni polimateriche di forme vegetali sorrette da cornici (premonitrici, forse, delle attuali scatole tipografiche), in architetture quali la Rocca Sanvitale di Fontanellato, per un’installazione con performance (“Andando al Parmigianino”), o all’interno di numerosi altri edifici. […] Visionario al di là del suo minimalismo plastico, questo scultore dai segni fluenti è intervenuto più volte sul territorio, sfogliandolo come fosse un libro. Ha progettato di “incoronare” a tremila metri il picco del Campanile Basso nelle Dolimiti del Brenta con una fascia di stoffa color porpora, un segno nuziale. Quindi, ha realizzato una trama vascolare di tele bianche su un terreno sotto una bocca del Vesuvio. Ecco, tale è lo slancio sul quale la sua odierna, mobilissima scultura bodoni apre un’altra pagina inedita del linguaggio plastico, nell’incontro con la storia della stampa, come pure attraverso l’incontro tra i vecchi codici degli alfabeti e i nuovi linguaggi iconici. […] Levate a scala ambientale e rivolte alle percezioni sonore, cinestetiche e tattili, queste “lettere bodoniane” mentalmente combinatorie consentono scambi avanzati più di altre sculture contemporanee. Altro non bisognerà aggiungere sull’evidenza che Alberto Allegri, già indiziato nel nome dall’eco del conterraneo Antonio, detto il Correggio, dovesse risalire al Bodoni, principe dei moderni tipografi, dopo avere dialogato con gli affreschi del Parmigianino. Dopotutto, il nostro scultore bodoniano lavora in un piccolo abitato sulla via di Parma presso Fontanellato che reca il nome semplice e presago di Parola. [Tommaso Trini, 1999]
- Tommaso Trini Castelli, scrittore
Sanremo 1937, vive a MilanoArticoli recenti
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