Monthly Archives: ottobre 2013
Renata Rampazzi, Pitture 1991
“Luci muschiate, dov’è l’anima, dove la carne”, testo TT (1991). La pittura di Renata Rampazzi inscena non solo lo sguardo ma anche il respiro. Sono queste le due vie in cui manifesta la presenza del corpo e quella dell’anima, secondo un simbolismo primario che travalica l’arte. Essa apre lo scenario di un’immaginazione attiva. E questa ci rimanda all’animazione della vita che si apre e si chiude col respiro, veicolo ancestrale dell’anima, sia che inspiri sia che espiri. E ci ricorda che gli stimoli ottici attivati dal sopravvenire di una figura instaurano l’inizio di ogni relazione carnale, a cominciare dal distacco del corpo materno che ci introduce, ansiosi, al mondo delle figure. In questi quadri è visibile un soffio. Che straordinaria ricchezza ottenuta con minimi mezzi. Benché discenda dall’Espressionismo astratto per la sua informe volumetria cromatica e qualche residuo di gestualità, l’arte della Rampazzi consiste di una pittura meditata, dunque mentale, che vive quasi solo di luminosità, di luci muschiate. Benché spettacolare come molto del Neobarocco attuale, la sua scena è costruita da un solo movimento essenziale: quello della materia che ingenera nuova materia. La sua astrazione organica pare inattuale, considerando l’eclissi che tale linguaggio ha attraversato negli ultimi anni, anche rispetto alle forme geometriche e alla voga delle strutture primarie. E’ rinata, per contro, nell’ampio recupero attuale della pittura astratta. Cui Rampazzi restituisce energiche immagini corporali, nelle quali soffiano sensualità e spirito severo. […] Leggi
Marc Rothko – “Dietro la luce di Rothko” 1970
Mark Rothko è morto suicida il 25 febbraio scorso, aveva 67 anni. Notizie avare giungevano in questi ultimi anni dal suo studio di New York, avare e sospese. Lavorava in pienezza e lucidità, e forse anche nel dubbio, a un ciclo di vaste tele; dominate, si diceva, dall’incombere sempre più massivo del nero; ma chi vedeva questi quadri e la rinnovata immersione dell’autore, raccontava di una nuova felice stagione. Non ci sarà così nulla da dire sulla sua morte, se non che ha riconsegnato Rothko all’estremo cliché dell’autodistruzione tanto connaturato alla sua tormentata generazione.
Mario Nigro – “Multipli di Nigro” (1974)
Quella di Mario Nigro è una scrittura razionale colorata di sensazioni e di emozioni. Mario Nigro è uno dei più tenaci e profondi precursori di quella pittura mentale, o neopittura, per la quale il discorso pittorico si fonda sì sulle leggi della tradizione artistica (i concetti di spazio, struttura, composizione) ma per comunicare uno stato e una dinamica mentale e psichica. La traiettoria artistica di Nigro si svolge infatti in due tempi. Quello dello spazio totale fino al 1965, costituito da «reticoli simultanei» che fanno proprio l’affrancamento dell’arte astratta dallo spazio convenzionale imposto dall’esistenza del soggetto (case, strade, alberi, ecc., in rapporto fra loro suggeriscono distanze spaziali ben definibili) per evocare distanze infinite, anche se fisicamente riducibili alla bidimensionalità della tela. E’ la ricerca attuale del «tempo totale» che vede nel quadro non tanto un’esperienza costruttiva quanto la fonte di sensazioni psichiche legate al tempo impiegato nel seguire il gioco dei segni sulla tela. Segni la cui disseminazione nel quadro non è casuale ma nasce da un rigoroso schema geometrico: quello del rombo, che si proietta sul piano secondo variazioni. Leggi
Mario Nigro – “Dipingere per sete” (1990)
Una pittura è assimilata oggi sia a una pietra preziosa sia a una reliquia. Ora che non si demonizza più il mercato, è anche giusto non separare più il sistema dell’arte dalle altre strutture dell’esistenza. Quantità copiose di oggetti d’arte circolano in quel recinto del sacro che è la rinnovata venerazione economica del potere delle immagini. Musei e collezionisti e caveaux e raccoglitori scavano una rete sempre più richiesta di piramidi comunicanti che ne celebrano il culto. Ecco infine che alle avanguardie che già si protraevano oltre le barriere, sono succedute folle che sbarrano l’aldilà.