Maurizio Mochetti, mostra all’Ariete, 1969

Presentazione TT (1969). Sono presentate a Milano tre nuove opere del romano Maurizio Mochetti che si aggiungono alle due esposte lo novembre scorso alla Salita di Roma, nella personale che ha rivelato il suo nuovo lavoro e imposto subito una presenza inconfondibile. Risale al ‘65 la prima intuizione che ha maturato l’attuale lavoro: al progetto di presentare un raggio di sole in un ambiente oscuro […] Le difficoltà incontrate da Mochetti non riguardano mai la progettazione o la realizzazione, ma piuttosto la comunicazione. I suoi lavori si negano generalmente a ogni forma di comunicazione che non sia la loro diretta esperienza; non solo perchè difficilmente fotografabili – talora a causa dei loro micro-movimenti – ma anche perché si presentano come pura informazione. Mochetti sta lavorando a progetti futuribili perché non è stata ancora perfezionata la tecnologia a loro necessaria. Per lui accade quel che sta succedendo alle esperienze comportamentali di azione o di concetto, in apparenza opposte alle sue che sono così costruttive: si tratta di lavorare sul controllo dell’informazione. Questa inclinazione cibernetica pare identificarsi con il controllo artistico. […] Leggi

Renata Rampazzi, Pitture 1991

“Luci muschiate, dov’è l’anima, dove la carne”, testo TT (1991). La pittura di Renata Rampazzi inscena non solo lo sguardo ma anche il respiro. Sono queste le due vie in cui manifesta la presenza del corpo e quella dell’anima, secondo un simbolismo primario che travalica l’arte. Essa apre lo scenario di un’immaginazione attiva. E questa ci rimanda all’animazione della vita che si apre e si chiude col respiro, veicolo ancestrale dell’anima, sia che inspiri sia che espiri. E ci ricorda che gli stimoli ottici attivati dal sopravvenire di una figura instaurano l’inizio di ogni relazione carnale, a cominciare dal distacco del corpo materno che ci introduce, ansiosi, al mondo delle figure. In questi quadri è visibile un soffio. Che straordinaria ricchezza ottenuta con minimi mezzi. Benché discenda dall’Espressionismo astratto per la sua informe volumetria cromatica e qualche residuo di gestualità, l’arte della Rampazzi consiste di una pittura meditata, dunque mentale, che vive quasi solo di luminosità, di luci muschiate. Benché spettacolare come molto del Neobarocco attuale, la sua scena è costruita da un solo movimento essenziale: quello della materia che ingenera nuova materia. La sua astrazione organica pare inattuale, considerando l’eclissi che tale linguaggio ha attraversato negli ultimi anni, anche rispetto alle forme geometriche e alla voga delle strutture primarie. E’ rinata, per contro, nell’ampio recupero attuale della pittura astratta. Cui Rampazzi restituisce energiche immagini corporali, nelle quali soffiano sensualità e spirito severo. […] Leggi

Marc Rothko – “Dietro la luce di Rothko” 1970

Mark Rothko è morto suicida il 25 febbraio scorso, aveva 67 anni. Notizie avare giungevano in questi ultimi anni dal suo studio di New York, avare e sospese. Lavorava in pienezza e lucidità, e forse anche nel dubbio, a un ciclo di vaste tele; dominate, si diceva, dall’incombere sempre più massivo del nero; ma chi vedeva questi quadri e la rinnovata immersione dell’autore, raccontava di una nuova felice stagione. Non ci sarà così nulla da dire sulla sua morte, se non che ha riconsegnato Rothko all’estremo cliché dell’autodistruzione tanto connaturato alla sua tormentata generazione.

Leggi

Mario Nigro – “Multipli di Nigro” (1974)

Quella di Mario Nigro è una scrittura razionale colorata di sensazioni e di emozioni. Mario Nigro è uno dei più tenaci e profondi precursori di quella pittura mentale, o neopittura, per la quale il discorso pittorico si fonda sì sulle leggi della tradizione artistica (i concetti di spazio, struttura, composizione) ma per comunicare uno stato e una dinamica mentale e psichica. La traiettoria artistica di Nigro si svolge infatti in due tempi. Quello dello spazio totale fino al 1965, costituito da «reticoli simultanei» che fanno proprio l’affrancamento dell’arte astratta dallo spazio convenzionale imposto dall’esistenza del soggetto (case, strade, alberi, ecc., in rapporto fra loro suggeriscono distanze spaziali ben definibili) per evocare distanze infinite, anche se fisicamente riducibili alla bidimensionalità della tela. E’ la ricerca attuale del «tempo totale» che vede nel quadro non tanto un’esperienza costruttiva quanto la fonte di sensazioni psichiche legate al tempo impiegato nel seguire il gioco dei segni sulla tela. Segni la cui disseminazione nel quadro non è casuale ma nasce da un rigoroso schema geometrico: quello del rombo, che si proietta sul piano secondo variazioni. Leggi